Da qualche giorno sono verde di rabbia soprattutto verso me stessa, perché mi faccio ingannare dalle foglioline verdi, dal business del green, dal marketing sostenibile. Sono ecologista da una vita e non perché sia una santa, ma semplicemente perché mi hanno educata così. Alla scuola elementare mi hanno insegnato a rispettare l’ambiente, a non buttare le cartacce per terra e la mia tesina per gli esami della quinta elementare riguardava lo spreco d’acqua. Correva l’anno 1990. Ricordo che non ci permettevano di portare le merendine da casa e ci davano una mela o uno yogurt a testa durante l’intervallo. Per farci comprendere il motivo di questa scelta, ci fecero fare un lavoretto sull’alimentazione: una ricerca sulle buone abitudini alimentari, sui coloranti, conservanti e additivi contenuti nei prodotti confezionati e sul preché fosse importante mangiare frutta e verdura. Quindi già in tenera età sapevo gran parte di tutto ciò che c’era da sapere e per questo, esclusi gli anni dell’adolescenza in cui l’eccesso è la regola, ho vissuto in modo sostenibile quasi senza accorgermene. Le possibilità economiche limitate hanno fatto il resto: indossavo vestiti dismessi dall’amica o dalla cugina, compravo un paio di scarpe all’anno, non buttavo via nulla perché tutto poteva servire e le vacanze si facevano un anno sì e cinque no, nel modo più sostenibile possibile: a casa della bisnonna che viveva vicino al mare.
Quando sono andata a vivere da sola ho arredato casa con mobili, elettrodomestici e accessori regalati da parenti e amici, tutto di seconda (o terza) mano. Ogni tanto qualcuno scartava un divano più bello del mio, allora me lo accaparravo e regalavo il mio a qualcun altro. Ho avuto il mio primo computer degno di questo nome a 23 anni, usato. Ho comprato la mia prima auto (sempre usata) a 30 anni e la sto vendendo ora a distanza di un anno. Non ho mai preso un aereo in vita mia. Dato che sono da sempre una persona sensibile, già da adolescente premevo in casa per poter diventare vegetariana e pretendevo che si comprassero prodotti non testati sugli animali.
Oggi, vedo spuntare come funghi riviste, libri e fiere che ci raccontano cosa possiamo fare per vivere sostenibile e mentre ce lo raccontano, ci vendono qualcosa. Tutto è biodegradabile, sostenibile, biologico, ecologico, riciclato: basta che compri. Ti serve una nuova biro? No, ma è biodegradabile, quindi metti mano al portafoglio, perché è green. Hai bisogno di sapere come ha fatto tizio a vivere senza carta igienica? Preferiresti non conoscere certi dettagli, ma puoi non aver letto il libro del più famoso uomo sostenibile al mondo? Così finisco con il comprare oggetti che non mi servono, leggere libri che ripetono gli stessi consigli verdi all’infinito (perché poi per vivere sostenibile non esistono mille modi diversi), riviste che sprecano carta cercando di vendermi il must dell’ecologista. Non dico che non si debba passare da un prodotto inquinante ad uno che non lo è – a patto che serva – o che non ci sia bisogno di consumare frutta e verdura biologiche; dico che acquistare sporte fashion o buttare in discarica la lavatrice di classe B per passare al modello classe A, è meno sostenibile di quanto sembri e che non trovo giusto fare del business con la scusa di voler salvare il mondo. Dietro al nobile intento di diffondere una nuova coscienza verde, spesso si nasconde solo l’intenzione di cavalcare l’onda della moda ecologista e vendere il proprio prodotto o pensiero. In realtà non diffondono proprio nulla, perché il target siamo noi, persone già sensibili all’argomento, non certo chi se ne frega, che continuerà a farlo.
L’unica cosa sensata da fare per salvare il pianeta (o meglio, per salvare noi stessi) è decrescere: comprare meno, comprare meglio, produrre meno rifiuti. Tutti i consigli su come farlo possono essere diffusi in modo gratuito su internet, attraverso il passaparola, nelle scuole o grazie alle associazioni che organizzano eventi dove non si vende nulla. Il resto è una fregatura nella quale spesso cado, diventando poi verde di rabbia.
12 risposte a “Verde, sì, di rabbia”
Non che tu abbia bisogno che sia io a dirtelo, ma sei una persona molto intelligente. Ti ho scoperta su friendfeed qualche post fa (per la vendita dell’auto, appunto) e ti seguo con molto piacere: sei un’ecologista molto, molto più consapevole della media!
Oggi pedalando verso casa, assetatissima, mi stavo consolando con l’immagine della mia brocca d’acqua fredda ad attendermi nel frigo , e ho subito pensato: “chissà come sta andando alla ragazza senza frigo?”. 😉
grazie Irene, c’è sempre bisogno di complimenti 🙂
pensavo che questo mio “sfogo” venisse preso male, invece noto di non essere sola ad essere stufa (è stato molto apprezzato su facebook). devo smettere di leggere queste riviste finte green e scrivere una lettera di insulti al prossimo che pubblica un libro per spiegarmi che devo usare i fazzoletti di stoffa!
senza frigorifero sta andando bene, l’acqua onestamente è calda (ci sono 26 gradi in casa); la prendiamo con filosofia e quando beviamo diciamo “ahhhh, che buona l’acqua ghiacciata quando hai sete”!. in realtà non stiamo soffrendo, però, ce la possiamo fare (per ora).
io il frigo non lo uso da un anno, ma che c’è una gara?
no, non è una gara. speravi di vincere? 🙂
Ciao Tascabile, bell’articolo! Condivido quello che dici. Bella poi la tua storia “verde”. Solo una piccola riflessione: è vero, si sta creando un business green, e dobbiamo fare attenzione a non lasciarci abbindolare. E credo che siamo perfettamente in grado di farlo. Però d’altra parte, ci sono un sacco di persone che di questi argomenti non sanno niente e il fatto che se ne parli anche a livello più generale e al limite di business è secondo me comunque importante. Se quelli del marketing se ne sono accorti, vuol dire poi che questi temi sono sempre più sentiti, e anche questo lo vedrei in positivo: qualcosa si muove! O no? Noi decresciamo lo stesso, ma magari qualcun altro comincia ad aprire gli occhi almeno un po’.
Paola, in parte sì, è come dici tu ma secondo me la voce non arriva a chi non la vuole sentire. non credo che si possa davvero contagiare al green chi non ha già interesse verso l’argomento.
penso che tanti volti più o meno noti, se avessero davvero avuto a cuore l’ambiente, non avrebbero guadagnato soldi per dispensare i loro consigli e raccontare la loro esperienza (non voglio fare nomi e non parlo di professionisti, ma di tutta quella gente che senza alcuna competenza in materia ha lanciato o rilanciato la propria immagine grazie all’onda verde, pubblicando libri, facendo trasmissioni eccetera): non avrebbero potuto esprimere il loro pensiero e raccontare la propria esperienza gratis?
per non parlare di tutte quelle aziende che hanno colto l’affare e riempiono di foglioline verdi i loro prodotti (soprattutto i cosmetici, non esistendo una certificazione valida per tutti), quando fino a poco tempo prima se ne fregavano altamente.
per fare bene all’ambiente (e a noi) non servono altri prodotti, altri libri, altre case ecologiche, altro di tutto. pensa all’auto elettrica: è sostenibile rottamare tutte le auto per comprare la versione elettrica? forse basterebbe usare meno quella che si ha già.
il fatto è che l’essere umano non se la sente di rinunciare alle comodità, quindi continuiamo a produrre di tutto, solo che lo coloriamo di verde. questa non è decrescita, è una presa per i fondelli. scusa eh, mi sono sfogata 😀
Hai ragionissimo. Adesso che si sono accorti che i”verdi” possono fare target, stanno tutti a dirci di comprare quello che è più sano anzichè quello che non è testato sugli animali. Ma noi siamo furrrrbi, lo capiamo, e non ci caschiamo. Proprio l’altro giorno stavo ragionando sulla mia bolletta elettrica (bassissima, 23E al bimestre)e pensavo: ho degli elettrodomestici dell’età Cambriana, quando moriranno e metterò dei classe AAAAA+++++ mi daranno dei soldi? O cercheranno di abbattermi mettendo un cecchino sul palazzo di fronte?
pensa se invece dovesse arrivarti una bolletta più alta dopo averli cambiati 😀 (23 euro a bimestre? ma come fai??? :))
Greenwashing, che Dio ci scampi. Hai ragione!
Naturalmente non parlavo di green washing, che va smascherato sempre ed è una cosa veramente odiosa. Forse Tascabile non ho ben chiaro quali sono gli esempi a cui pensi e che ti fanno tanto arrabbiare. Immagino che farebbero arrabbiare anche me.
[…] fatto al massimo delle possibilità di quel momento e via dicendo. Poco fa mi sono imbattuta in un post di Tascabile, che parla in maniera critica del green marketing e della necessità di fare business attorno alla […]
Hai ragione! Riciclo, repupero, riuso e scambio.