Piante spontanee

Piante spontanee: come imparare a riconoscerle

La raccolta di piante spontanee va sempre più di moda e sono tante ormai le persone appassionate di fitoalimurgia e foraging, ma come si impara a riconoscere le piante in natura se non si hanno dei nonni che ci trasmettono le loro conoscenze?

Perché cercare le erbe spontanee

Andare alla ricerca delle piante spontanee commestibili o officinali ha diversi vantaggi, primo tra tutti quello di ritrovare il contatto con la natura. Per cercare le piante spontanee bisogna infatti andare in un bosco o quantomeno in un ambiente naturale, lontano dalla città e dal traffico.

Questo porta a godere degli effetti benefici dati dai suoni, dai colori e dai profumi tipici della natura. Considera poi che per andare alla ricerca di erbe spontanee dovrai camminare: fare movimento sarà sicuramente benefico tutto l’organismo perché migliora l’umore, l’ossigenazione ai tessuti, la circolazione e il tono muscolare, e in più fa bruciare calorie. Osservare le piante per riconoscerle stimola anche la curiosità e mantiene attivo il cervello.

Se poi hai sufficienti conoscenze per raccogliere le erbe spontanee (nel rispetto della normativa della tua zona), potrai avere anche cibo gratis e, nel caso delle erbe spontanee officinali, potresti creare la tua personale farmacia naturale.

Come riconoscere le erbe spontanee

Riconoscere le piante spontanee non è impossibile ma nemmeno così semplice. Io mi sono avvicinata alle erbe spontanee più di una decina di anni fa e all’inizio raccoglievo timidamente solo foglie di tarassaco, germogli di luppolo e foglie di ortica che usavo per fare qualche contorno selvatico in primavera. Dopo la laurea in erboristeria mi sono dedicata al riconoscimento delle erbe e delle piante in modo più razionale e per passare dalla teoria alla pratica ci ho messo diverso tempo.

Per imparare esistono molti strumenti: i libri di botanica e di erbe spontanee, i corsi di riconoscimento in presenza e online, i consigli degli esperti che puoi incontrare tra campi e nei boschi, le app di riconoscimento. Ogni strumento ha i suoi pro e i suoi contro e, a mio parere, andrebbero integrati per avere la sicurezza di trovarsi di fronte alla specie corretta.

Ad esempio, dai libri di botanica potrai imparare le varie differenze su foglie, fiori, corteccia, portamento e queste conoscenze ti saranno utili a comprendere le descrizioni delle piante e capire di cosa si parla quando si descrive una pianta dicendo che “ha portamento erbaceo, foglie semplici lanceolate opposte, fusto glabro, fiori riuniti in capolini” eccetera. Durante i corsi potrai poi fare le prime osservazioni sul campo, passando dalla teoria alla pratica sotto la guida di una persona esperta, cui potrai fare domande che sciolgano eventuali dubbi. Dopo aver frequentato uno o più corsi (meglio più d’uno), arriverà il momento in cui dovrai affrontare il bosco da sola, magari armata di un libro illustrato e, perché no, anche di un’app di riconoscimento (che da sola non serve a molto, ma come supporto sì).

Inizialmente io consiglio di fotografare le specie sconosciute da più punti di vista: la pianta intera per il portamento, la foglia sopra e sotto, la disposizione delle foglie, l’eventuale presenza di caratteri distintivi (cirri, spine, peli), i fiori. Oltre alle foto, è bene prendere appunti sul luogo dell’avvistamento e su altre informazioni che potrebbero essere utili come la data, le specie che crescono vicine. Se si incontrano raccoglitori durante le proprie uscite, ci si può anche far dare qualche dritta.

Una volta a casa si fa un controllo crociato con foto, appunti, libri di riconoscimento, app e, di solito, questo basta a identificare la specie. Se non dovesse bastare , si torna a osservare la pianta in altri momenti: se ad esempio non era in fiore, la fioritura potrebbe chiarire i tuoi dubbi, così come la presenza del frutto.

La natura e l’apprendimento hanno i loro tempi, dunque bisogna armarsi di pazienza e tenere presente che non si diventa esperti in poco tempo e che è meglio conoscere bene poche specie piuttosto che conoscerne male mille.

La raccolta: regole e normativa

La raccolta delle piante spontanee non va fatta a cazzum. Per prima cosa, la natura va rispettata: non bisogna estirpare le piante, strappare i fiori per vederli meglio, spaventare gli animali, abbandonare rifiuti (inclusi i mozziconi di sigaretta) eccetera.

Prima di partire in spedizione verifica sempre di poter raccogliere piante spontanee nella Regione (in alcune Regioni serve un’autorizzazione per la raccolta) e nel territorio in cui andrai e controlla quali sono le specie protette di quel territorio.

Una volta verificato tutto ciò: raccogli solo le piante che conosci bene e raccogli solo ciò che ti serve, lasciando sufficienti foglie e fiori alla pianta, così che possa continuare a vivere e riprodursi. Se ad esempio trovi la melissa e vuoi raccoglierla, preleva alcune foglie sviluppate e lascia stare quelle piccine al centro della pianta, che devono ancora crescere.

Se trovi piante ancora piccole o se trovi pochi esemplari di una specie, non raccoglierla. Raccogli solo le parti della pianta sane, integre, prive di parassiti o malattie visibili e non danneggiare per nessun motivo nessuna specie vegetale o animale che incontri nel tuo cammino.

Cosa portare con sé

Quando si va in missione nella natura è una buona idea indossare abbigliamento e scarpe comode, adatti alla stagione. Per quanto riguarda le scarpe, l’ideale sono quelle da trekking, mentre per i pantaloni sempre meglio usarli lunghi per evitare graffi, punture di zecche e acari e morsi di vipere.

Nel bosco è bene portare con sé anche cellulare, zaino, borraccia con acqua fresca, un bastone (che serve per camminare con meno fatica ma anche e soprattutto per fare rumore e allontanare eventuali vipere).

A mio parere, per quanto sia bello trascorrere del tempo da soli in natura, è sempre meglio andare nel bosco in compagnia di qualcuno, perché la natura è bella ma non è buona e i cellulari non prendono quasi mai quando serve, soprattutto nei boschi.

Se non pesa troppo, un libriccino con foto chiare per il riconoscimento può sicuramente aiutare. Se ci si vuole dedicare alla raccolta di erbe spontanee, meglio prepararsi una lista delle piante che si vogliono raccogliere scegliendo tra quelle che sono nel loro periodo balsamico e che ovviamente si trovano nel territorio; per la raccolta, oltre a una borsa e a sacchetti di carta per riporre le erbe, ti potrebbero tornare utili anche un paio di cesoie per prelevare erbe con il fusto duro (come la borsa del pastore) e di guanti se vuoi raccogliere piante urticanti, pungenti o che hanno molta resina, come l’ortica o le obacche di ginepro.

Cosa fare con le erbe raccolte

Le erbe spontanee commestibili si mangiano, dunque a seconda dell’erba che hai raccolto potrai consumarla cruda in insalata o cotta. Le erbe andranno quindi lavate, ripulite di eventuali erbe “estranee” prelevate per errore e poi utilizzate. Alcune piante si possono mangiare in insalata o leggermente sbollentate e ripassate in padella con olio e aglio o usate nei ripieni di tortelli, torte salate, frittate e farinate. Puoi anche usare le erbe per preparare frullati, succhi, centrifugati, estratti, minestre, zuppe e salse.

Le erbe officinali spontanee, invece, puoi usarle per preparare tisane (sia con le piante fresche sia essiccate), tinture madri o tinture officinali, oleoliti da usare così o negli unguenti fai da te. Se raccogli erbe officinali aromatiche puoi addirittura fare gli oli essenziali in casa. Ovviamente per trasformare dovrai conoscere le proprietà e quali sono i principi attivi della pianta e quali vuoi estrarre, così da scegliere il solvente migliore e in alcuni casi ti serviranno degli strumenti particolari, come un alambicco e un imbuto separatore se vuoi estrarre le essenze delle piante oppure un densimetro se vuoi fare le tinture.